Etica e politica in Leibniz. Una presenza discreta ma decisiva
Il seminario è inserito nel Calendario delle attività didattiche 2023/2024 del Dottorato in scienze filosofiche dell’Università Federico II di Napoli (cicli 39°-38°-37°)
La discussione su Leibniz pensatore politico è ripresa negli ultimi anni in funzione di una rilettura della storia della filosofia politica moderna che relativizzi l’importanza della linea contrattualistica Hobbes-Pufendorf-Locke recuperando la tradizione del repubblicanesimo classico come una componente essenziale del pensiero politico moderno. Leibniz è sicuramente un difensore della tradizione classica pre-moderna e solo secondariamente come istituzione nata per tutelare la sicurezza dei singoli. Tuttavia, questo approccio volutamente classico ha degli elementi dinamici che gli sono peculiari. Pur rifiutando una lettura contrattualistica dello Stato, Leibniz ammette che la costituzione originaria della società politica è lo scambio protezione-obbedienza. Egli vede però la società politica come il regime che progressivamente tempera il diritto “stretto” o addirittura “rude” che ha reso possibile ottenere dagli uomini l’obbedienza, modificando gradualmente le regole sociali in funzione dell’utilità comune. Questo processo di adattamento delle leggi alle esigenze nate in seno alla società stessa viene chiamato da Leibniz con il termine classico di “aequitas” (epikeia), con un richiamo non molto letterale ad Aristotele. Difatti Leibniz opera una sovrapposizione (del tutto non aristotelica) tra il tema dell’equità e quella della giustizia distributiva. Leibniz ritiene infatti la giustizia distributiva non come l’adeguamento a una gerarchia già data di valori politici, ma piuttosto come un intervento del legislatore o del reggitore politico in funzione della massimizzazione del benessere collettivo. Questa prospettiva, segnatamente non aristotelica, assume alcuni elementi del nascente utilitarismo: equo è ciò che è “pubblicamente utile” e l’utilità pubblica è disaggregabile nel crescente benessere dei singoli. Un elemento di specifico interesse di questa vicenda è l’affinità di alcune speculazioni leibniziane sul tema del rapporto “giusto-equo” con quelle di Vico. Nonostante le notevoli differenze nella concezione di questo rapporto, l’occorrenza di uno stesso lessico nel contesto di un quadro di riferimento comune (Grozio e la tradizione giuridica umanistica) offre l’occasione per tentare un confronto tra questi due giganteschi e lontanissimi pensatori – Leibniz e Vico – su un terreno cruciale per entrambi, cioè il rapporto politica-diritto.
Organizzato da:
ISPF-CNR
Modalità di partecipazione:
Il seminario avrà luogo presso la biblioteca dell’ISPF sita in via Porta di Massa, 1. Napoli – 80133
Per informazioni:
Silvia Caianiello silvia.caianiello@ispf.cnr.it
Allegato: locandina