Dall'uniformità della natura alla teoria del contagio vivo in Antonio Vallisneri

La formazione universitaria di Vallisneri avvenne a Bologna come allievo diretto di Malpighi. In questo contesto fece propria la tradizione sperimentalista galileiana, il modello biologico meccanicistico e la conseguente convinzione dell’uniformità e dell’unitarietà delle leggi della natura.

Nelle sue prime ricerche si avvicinò al modello accentuatamente empirista di Francesco Redi, seguendo il quale condusse studi entomologici, fondati su osservazioni etologiche attente e particolareggiate, dedicati principalmente alla ricostruzione dei cicli riproduttivi degli insetti.

La sua formazione iniziale come allievo di Malpighi, le sue osservazioni microscopiche, il suo concetto di grande catena degli esseri, il suo rifiuto di una separazione qualitativa, sul piano naturalistico, fra animali cosiddetti perfetti e imperfetti e l’influenza del pensiero di Antonio Conti e di Leibniz ‒ con il quale intrattenne anche uno scambio di opinioni attraverso la mediazione di Louis Bourguet ‒, lo spinsero a elaborare un modello interpretativo congetturale dei fenomeni, che, partendo dalle osservazioni empiriche, fosse disposto a compiere un’estensione analogica delle caratteristiche dei fatti visibili a quelli submicroscopici e invisibili.

Seguendo questo modello, nel 1714, insieme al proprio allievo Carlo Francesco Cogrossi, pubblicò la Nuova idea del male contagioso de’ buoi, nella quale riprese la tesi, dandole struttura e credibilità scientifica, del contagio vivo per spiegare eziologia e caratteristiche delle malattie epidemiche.

La freddezza con la quale questa teoria venne accolta dall’ambiente moderno e sperimentalista a cui Vallisneri faceva riferimento lo indusse però a defilarsi dalle successive polemiche e ad affidare il compito di difenderla e sostenerla pubblicamente a Cogrossi e a Bartolomeo Corte.

A un modello interpretativo di tipo congetturale ritornò però di nuovo nell’Istoria della generazione del 1721, quando, appoggiandosi al creazionismo di Giacinto Tonti e alla Lettera sugli inviluppi di Conti, aderì alla tesi embriogenetica del preformismo ovistico nella variante della preesistenza e degli inviluppi.

Questa volta l’opera venne accolta positivamente dall’ambiente scientifico sperimentalista e Vallisneri non esitò quindi a rivendicare la teoria pubblicamente, giungendo, dopo un lungo percorso, a dare alla sua convinzione dell’uniformità delle leggi della natura e al suo meccanicismo biologico la dimensione di un modello interpretativo disposto ad andare al di là del piano delle osservazioni empiriche e a costruire ipotesi basate su congetture razionali che, partendo dai dati esperienziali conosciuti, si spingevano a spiegare, sulla base del modello meccanicistico, i fenomeni naturali ancora invisibili. Seguendo questa impostazione fu in grado di elaborare, con il suo allievo Cogrossi, la tesi fondamentale della natura microbica dei contagi epidemici, in pieno contrasto con le convinzioni contemporanee anche degli scienziati di area moderna e sperimentalista.

[online 27/05/20]

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